Nuova piazza, occasione di rigenerazione urbana e più verde

Le occasioni di rigenerazione urbana, in particolare quando si tratta di aperti spazi pubblici, sono situazioni delle quali Catania è potenzialmente ricca, ma -in atto, quando si tratta di azioni concrete- povera: ecco perché un’opportunità come quella della nuova piazza che sorgerà in luogo del demolito complesso ospedaliero Villermosa assume particolare valore. Perché si farà e perché si farà in pieno centro storico: ambito peculiare, denso e omogeneo nel quale occasioni simili sono difficilmente ripetibili.
Data la quasi unicità, tanto temporale quanto spaziale dell’evento, dunque, sarebbe delittuoso non sfruttare al meglio una circostanza del genere. E al riguardo si può esprimere soddisfazione, da un lato, perché si coglie l’opportunità di creare un nuovo spazio pubblico di qualità, senza nuovi volumi (non che questi, in linea di principio, debbano necessariamente essere malvagi), ma, dall’altro, si esprime rammarico per la scelta di destinare solamente meno di un terzo della superficie totale a verde pubblico, costituito peraltro quasi del tutto da quello già esistente. Tale scelta potrebbe essere rivista. Per diversi motivi: il più importante è quello legato al clima e, quindi, al microclima. Siamo nel cuore della città densa, con pochissimi spazi verdi e la minaccia di creare un luogo che si tramuti in un’isola di calore nei mesi caldi dell’anno è elevato. Nel 2022, con gli effetti dei cambiamenti climatici ormai arcinoti, ogni progettazione non può non tenere conto di questi aspetti, che comprendono anche la capacità di sopportare violente e abbondanti precipitazioni che si verificano in poco tempo, alle quali ci si sta purtroppo abituando.
In secondo luogo, si era già dibattuto in occasione della presentazione della prima, precedente ipotesi progettuale dell’opportunità, urbanisticamente legittima, di mantenere l’andamento e il profilo del tessuto urbano storico: ciò, nella prima proposta di progetto, si otteneva mediante una pensilina fotovoltaica su alti pilastri lungo via Clementi. Eliminata questa opzione, perché non soddisfare la ricerca dell’omogeneità del tessuto urbano ricorrendo alla più verde e semplice delle possibilità, ovvero la disposizione di un bel filare di alberi ad alto fusto lungo il perimetro del nuovo spazio? Soluzione che, com’è ovvio, ben si sposerebbe con i propositi prima menzionati legati alle considerazioni microclimatiche (non ultima la creazione di zone d’ombra, sicuramente gradite a cittadini e turisti, specialmente in estate), senza dimenticare, inoltre, quanto gli alberi siano salutari e utili, capaci di assorbire CO2, migliorando quindi la qualità dell’aria, ma anche di ridurre l’inquinamento acustico, fungendo da isolatori naturali. Aggiungo, per quanto possa essere un’opinione soggettiva ma credo largamente condivisa, che gli alberi sono anche amici dal punto di vista estetico.
In ultimo, ma non marginale, si ritiene che il progetto della nuova piazza debba necessariamente includere anche lo slargo già esistente di piazza Miracoli. Seppur non originato dalla demolizione del nosocomio, la sua contiguità con l’area interessata (nonché il suo attuale livello qualitativo scadente) impongono alle istituzioni coinvolte, quindi Regione Siciliana su spinta del Comune di Catania, di -ancora una volta- cogliere l’opportunità ed estendere l’ambito di applicazione di questo nuovo intervento di rigenerazione urbana: occupandosi di poca superficie in più, si può innalzare e migliorare tantissimo la qualità di questa porzione di quartiere, per il quale nei prossimi anni la riconversione dell’ospedale Santo Bambino, il nuovo museo dell’Etna e le nuove stazioni della metropolitana rappresenteranno le chiavi di… svolta capaci di cambiare e migliorare il volto del quartiere, pur preservandone la sua storicità e tradizione.

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