Aeroporto e Porto fuori dalla Rete core Ten-T, a rischio i finanziamenti

La commissione Europea boccia pure il Porto di Catania dalla rete core TEN-T. Circa un anno fa fu firmato un protocollo d’intesa tra il sindaco di Catania Enzo Bianco, il presidente della SAC Salvatore Bonura e il presidente dell’Autorità Portuale Cosimo Indaco per cercare di fare entrare nella rete TEN-T due delle più importanti strutture catanesi, il porto e l’aeroporto di Catania.

Purtroppo ad un anno dalla firma di questo protocollo l’Aeroporto di Catania è ancora escluso dalla rete core TEN-T, per la mancanza di un collegamento ferroviario, ed è notizia di questi giorni, che pure il nostro porto non rientra nei parametri previsti per l’accesso alla rete core Ten-T. 

La commisione europea ha ritenuto i dati di traffico forniti da Catania non elaborati secondo le metodologie statistiche richieste

corridoio-scandinavo-mediterraneo

Il programma Rete Transeuropea di Trasporti (TEN-T)  è una linea di finanziamento della Commissione Europea per lo sviluppo delle Reti Transeuropee di Trasporto che includono i grandi progetti prioritari per il trasporto su strada e quello combinato, le vie navigabili e i porti marittimi nonchè la rete europea dei treni a grande velocità.

I finanziamenti  sovvenzionano  gli studi o lavori che contribuiscono agli obiettivi del programma. La rete globale (core network) si compone di dieci “corridoi” multimodali transeuropei. Di questi ben quattro interessano l’Italia:

  • il corridoio Baltico-Adriatico che collegherà Vienna a Ravenna, mettendo in rete i porti di Trieste, Venezia e Ravenna stessa;
  • il corridoio Mediterraneo che taglierà in orizzontale tutto il Nord Italia, partendo da Torino fino a Trieste, unendo così la Francia e i Balcani;
  • il corridoio scandinavo-mediterraneo che è, probabilmente, quello più strategico per lo sviluppo italiano, perché partendo dal Brennero si scende fino a Roma e poi a Napoli da cui si biforca, collegando la città partenopea a Palermo, passando da Catania, da una parte, e alla Puglia, d’altra;
  • il corridoio alpino che prevede il collegamento diretto di Genova e Milano con il confine svizzero.

Quello che interessa la Sicilia è il corridoio scandinavo-mediterraneo e l’unica città siciliana che fa parte della rete Core è Palermo con il suo aeroporto e porto, gli altri aeroporti siciliani invece si trovano ad un gradino più basso e fanno parte della rete Comprehensive e comprendono: Catania, Trapani, Pantelleria, Lampedusa mentre Comiso entra ma solo come emergency runway.

Affinchè i porti possano entrare nella rete core dovrebbero rispettare almeno uno dei seguenti criteri: appartenere ad un nodo urbano primario; avere un traffico complessivo (prendendo a base la media del triennio più recente dei dati Eurostat) maggiore dell’1% del totale UE attraverso una formula di interpolazione che, per il porto i-esimo, prevede la somma di due distinti addendi considerati a partire dalle seguenti categorie:

  1. rinfuse liquide + solide;
  2. merci varie, ed il successivo confronto con i valori medi di riferimento per ciascun addendo calcolato a livello UE; ogni Area definita come NUTS 1 (in Italia sono più Regioni aggregate) deve avere almeno un porto core scelto come quello con traffico più elevato tra i facenti parte di una linea costiera continua.

Praticamente il porto di Catania non avrebbe titolo per entrare (non solo in termini di traffici ma anche perché l’ Area NUTS 1  (nomenclatura delle unità territoriali statistiche) è già presidiate da porti più “prolifici” ed inoltre, anche questo è un elemento importante, Catania non è più sede dell’Autorità Portuale.

I finanziamenti comunitari necessari per raggiungere gli obiettivi prefissati triplicheranno nel periodo dal 2014 al 2020 fino ad arrivare a 26 miliardi di euro.

Questi soldi serviranno da capitale di “avviamento”, che stimolerà altri investimenti degli Stati membri destinati a completare collegamenti transfrontalieri difficili e linee che altrimenti non sarebbero costruite. Secondo le stime, il costo dell’attuazione della prima fase di finanziamento della rete centrale ammonterà a 250 miliardi nel periodo 2014-2020.

Catania sarà quindi tagliata fuori da questa pioggia di finanziamenti con grave danno economico non solo per il territorio catanese ma di tutta la  Sicilia orientale che ancora una volta resta al palo dello sviluppo economico, vedendosi privare di essenziali fondi europei destinati alle infrastrutture.


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