Via Di Sangiuliano finalmente pedonale (parzialmente), ma c’è chi protesta (!)

L’iniziativa è nata per contribuire al rispetto e al mantenimento dell’ordine pubblico nel centro storico, cuore della “movida” catanese, ma si sarebbe potuta ascrivere anche alla normale evoluzione e adattamento al modus vivendi delle città che della qualità degli spazi pubblici e della vivibilità nel segno della mobilità sostenibile fanno un tratto distintivo. Si tratta dell’estensione dell’area pedonale di via Etnea anche a un breve tratto di via Antonino di Sangiuliano, che è in atto solamente in via sperimentale e limitatamente alle sere di sabato, dallo scorso 26 novembre, sino a sabato 10 dicembre.

In particolare, è stato istituito il divieto di transito dalle ore 21:00 e fino alle 4 del mattino del giorno successivo per tutti i veicoli (naturalmente eccetto quelli dei residenti e dei disabili muniti di contrassegno) in via Antonino Di Sangiuliano in entrambi i  sensi di marcia, unicamente nel tratto compreso tra via Alessandro Manzoni e via Monsignor Ventimiglia, nonché in via delle Finanze. Il traffico proveniente da via Paternò e via San Michele è deviato su via Recalcaccia, anche se forse sarebbe stato preferibile inibire l’accesso anche a queste strade.

Contestualmente, è stato anche istituito il divieto di sosta con rimozione coatta ambo i lati dalle ore 17:00 alle ore 4:00 del mattino del giorno successivo per tutti i veicoli (esclusi quelli delle categorie sopra menzionate), nel tratto di via Antonino di Sangiuliano compreso tra piazza Manganelli e via Monsignor Ventimiglia e in via Coppola, nel tratto compreso tra via Antonino Di Sangiuliano e via Giovanni Di Prima.

Una decisione che ha suscitato le ormai solite proteste dell’associazione Mio Italia i cui rappresentanti hanno manifestato animatamente lo scorso lunedì sera, in occasione della seduta di consiglio comunale. I ristoratori di questa associazione, infatti, ritengono dannoso il provvedimento, lanciando un grido di allarme che sembra apparire sproporzionato.

«Tutti i ristoranti di quel tratto e delle vaste aree adiacenti subiranno, senza alcun dubbio, un drastico calo della clientela -sostiene Roberto Tudisco, rappresentante dell’associazione- di fatto, questo provvedimento renderà questa grande porzione di centro storico (ma in realtà è un’area molto ridotta, ndr) praticamente inaccessibile e irraggiungibile giacché non ci sono aree parcheggio limitrofe. Senza parcheggi e senza valide ragioni – conclude – si sta ulteriormente vessando una categoria che dal Covid in poi sembra vivere un interminabile incubo».

Le ragioni della protesta risultano fuori del tempo e carenti di logica, a partire dall’ormai anacronistica, obsoleta ed erronea convinzione che qualsiasi luogo debba essere raggiungibile solo ed esclusivamente in automobile e negli immediati paraggi. Tutti i centri storici delle grandi città d’Italia sono ormai in massima parte aree pedonali o zone a traffico limitato e, sebbene inizialmente in molte città ci siano state proteste di alcuni commercianti (ovviamente non tutti), nel medio termine tali soluzioni sono state sempre ampiamente accettate poiché, com’è logica conseguenza, hanno invece contribuito a rendere le aree interessate più appetibili ed attrattive, in virtù dell’enormemente maggiore godibilità degli spazi pubblici.

Non è un mistero, nel caso di Catania, che oggigiorno molti potenziali utenti del centro storico ne stanno invece alla larga, nel fine settimana, proprio per evitare il caos e la confusione generati dal traffico. Bisogna ricordare, inoltre, che il centro storico è servito da due linee di bus rapido (BRT1 e BRT5) e dalla metropolitana che tra l’altro, dal prossimo 8 dicembre, estenderà permanentemente l’orario di chiusura alle 22:30 e che, in tutti i fine settimana fino al 6 gennaio, garantirà anche un servizio bus dalle 22:30 alle 2 del mattino con lo stesso percorso e frequenza della metropolitana. Perché parlare, quindi, di centro storico “inaccessibile”?

Dalle categorie di commercianti e ristoratori ci si aspetterebbe più lungimiranza, confortati anche dai precedenti nelle altre città, e critiche costruttive anziché demolitorie nei confronti di iniziative che, piuttosto, dovrebbero assumere il carattere della permanenza e non della sporadicità. Certamente, però, sarebbe lecita la richiesta di apportare -qualora necessario- tutti quei correttivi che possono far funzionare meglio il nuovo assetto per il quale, come per tutte le novità, è normale un lasso di tempo di rodaggio e assestamento. Periodo di prova che, tuttavia, nel caso in ispecie, sarà estremamente, forse troppo, limitato: l’auspicio è che un’estensione dell’area pedonale del genere possa diventare presto la normalità, favorendo il ritorno in centro storico di tanti cittadini ormai disamorati a causa della confusione, nonché sollievo per i residenti. Un po’ di coraggio e buona volontà politica, ma anche intelligenza e collaborazione di commercianti e ristoratori, potranno far tornare a risplendere il centro storico di Catania.

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