A breve potrebbero essere finalmente aperti i nuovi percorsi del complesso termale, con nuovi ambienti che incrementeranno l’offerta culturale del sito
Le terme sono state interessate da lavori di restauro iniziati verso la metà del 2014 ed effettuati dal Museo Regionale interdisciplinare di Catania con i fondi PON 2007-2013 sotto la direzione dell’architetto Giovanna Buda con la collaborazione dell’archeologo Fabrizio Nicoletti e del geologo Fernando Chiavetta.
I lavori hanno interessato l’intero isolato costruito sopra le strutture antiche; gli edifici fatiscenti sono stati demoliti, altri sono stati conservati e restaurati per realizzare una foresteria e un’aula multimediale.
Le demolizioni hanno comportato il rinvenimento di una importante struttura sotterranea e una nuova sistemazione dell’area creando una nuova quinta scenografica che viene notata da chi viene da via dei Minoritelli e da via dei Gesuiti, sfruttando il gioco delle pendenze della collina di Montevergine.
“Adesso le parti già aperte al pubblico sono state unite alla parte nuova -afferma l’archeologo Nicoletti -attraverso un doppio percorso che raddoppia in questo modo la parte visibile cambiandola notevolmente”.
Al momento a causa della carenza di personale il complesso archeologico è visitabile gratuitamente il mercoledi e la domenica dalle 9.00 alle 13.00 solo grazie all’Associazione Etna ‘ngeniousa
Le Terme della Rotonda sono delle strutture termali di epoca romana, datate al I-II secolo d.C. connessi tra loro e seguenti uno stesso orientamento. Tra essi emerge una grande sala absidata – forse un frigidarium – orientata in direzione nord-sud, databile alla prima fase vitale delle terme, a cui si appoggia sul lato est un grande ambiente ad ipocausto, ricco di numerose suspensurae che dovevano reggere un pavimento mosaicato di cui pure si è rinvenuta qualche sporadica traccia, identificabile come calidarium.
La struttura più appariscente è quella dell’ex chiesa di Santa Maria della Rotonda. L’ambiente, in pianta quadrata, presenta due aperture – una a sud, con un portale in calcare del Cinquecento, l’altro a ovest, in pietra lavica del Duecento – e due aree presbiterali ad esse corrispondenti: un presbiterio quadrato in forma di triclinium, circondato da angusti corridoi che fungono da deambulacro si apre verso nord, mentre a est un piccolo catino absidale di cui rimane una porzione dell’alzato. All’interno del vano quadrato dell’edificio ne è ricavato uno in forma circolare, dal diametro di 11 metri e chiuso a cupola, mentre da esso si aprono nei quattro angoli del quadrato altrettanti nicchioni che funsero da cappelle, messe in comunicazione con l’ambiente circolare da arconi in pietra lavica.
Nella tradizione locale la Rotonda era conosciuta col nome di Pantheon e molti eruditi catanesi erano convinti che essa fosse servita da modello per l’omonimo tempio romano. Per primo il Principe di Biscari riconobbe nel monumento un edificio termale ed in tale opinione fu seguito dai numerosi viaggiatori che lo descrissero, come J. Houel, e dagli studiosi che successivamente se ne occuparono.