Strade scolastiche “Car free”: perché non anche a Catania?

Quanto segue è un ottimo esempio di buona amministrazione italiana nel campo della mobiltà sostenibile applicata al mondo della scuola.
“Strade scolastiche” è un progetto, nato un decennio fa a Bolzano su iniziativa della Polizia Municipale, in particolare da un’idea dei vigili di quartiere. L’iniziativa si proponeva di porre un freno ai numerosi incidenti che si verificavano davanti alle scuole locali, a causa dell’elevato traffico automobilistico coincidente con gli orari di ingresso e uscita dei bambini.

L’obiettivo era creare le basi per lo sviluppo di una mobilità alternativa ed ecosostenibile che coinvolgesse prima di tutto i bambini, gli adulti di domani. L’idea, subito sposata con entusiasmo dal Comune, prevedeva la chiusura al traffico per un quarto d’ora in alcune vie dove si trovavano delle scuole elementari della città (otto strade scolastiche su sedici plessi), in coincidenza con l’ingresso/uscita dei bambini. In quei quindici minuti nessun veicolo poteva circolare ad eccezione di quelli dei residenti in uscita.

Com’era prevedibile all’inizio il progetto suscitò non poche lamentele, prime fra tutte quelle di molti insegnanti infastiditi dall’impossibilità di poter raggiungere in auto le loro scuole e preoccupati dall’idea di dover percorrere, ogni giorno, qualche centinaio di metri a piedi per recarsi sul posto di lavoro. Le proteste sono state così forti che in alcuni casi si arrivò anche a minacciare la denuncia nei confronti di Comune e Polizia per limitazione della libertà personale.
Poi, fortunatamente, anche alla luce dei buoni risultati ottenuti dal progetto, apprezzato sempre più da famiglie e scolari, la situazione lentamente si tranquillizzò e diventò normale convivere con strade senza auto e con gruppi di bambini vocianti che andavano a scuola da soli o organizzati in gruppi. Fu previsto anche un accompagnamento dai cosiddetti “nonni vigili”, coinvolgendo una cooperativa di anziani, che giornalmente fu incaricata di “scortare” comitive di bambini aiutandoli ad attraversare le strade.

Tutto questo, com’è facilmente immaginabile, non è stato ottenuto in un giorno, ma in anni di paziente e sapiente lavoro ed impegno della Amministrazione Comunale che con l’ausilio dei Vigili Urbani è entrata nelle scuole per educare i bambini ad un corretto uso della strada, facendo crescere negli stessi la consapevolezza di una mobilità alternativa, che privilegia gli spostamenti a piedi, in bici e con i mezzi pubblici non solo è possibile, ma apporta notevoli benefici alla nostra salute e all’ambiente.

Questa storia mette in luce importanti risultati: dal 2005 al 2009, a Bolzano, gli incidenti che hanno visto coinvolti bambini all’uscita da scuola si sono dimezzati passando da 18 a 9 (e quasi tutti bambini erano trasportati su mezzi a motore), segno che una minore congestione da traffico e la chiusura di alcune strade limitrofe alle scuole ha avuto i suoi effetti positivi. Non si devono dimenticare anche gli effetti a lungo termine, come il miglioramento della qualità dell’aria e lo sviluppo di una coscienza ambientalista nei bambini, effetti attualmente difficilmente quantificabili ma di sicuro impatto sulla qualità della vita soprattutto delle future generazioni.

Questo a dimostrazione che quando la politica sa far bene il suo mestiere a guadagnarci è il benessere della collettività.

Vi ho raccontato questa storia per sottolineare, se ancora fosse necessario, come a Catania siamo indietro rispetto a politiche efficaci sulla mobilità sostenibile da parte dell’Amministrazione Comunale.
Ma dato che l’importante è cominciare e sensibilizzare l’opinione pubblica, sarebbe di buon auspicio che, oltre alla promessa di realizzazione di “una prima pista ciclabile vera” si faccia qualcosa di più, ad esempio utilizzare il già finanziato progetto “pedibus” nell’organizzazione di “strade scolastiche” con la super visione dei “nonni vigili”, già assunti dall’Amministrazione Comunale per un progetto “Pedibus Catanese” che di sostenibile ha ben poco. Tutto ciò si potrebbe realizzare ad un costo pari allo zero. Ci chiediamo cui prodest? a chi giova che la città di Catania rimanga in un totale immobilismo rispetto ad ogni progetto sostenibile rivolto alle scuola, luogo in cui crescono le generazioni future di una Catania desiderosa di cambiamenti.

 

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