Cavalcavia Tondo Gioeni, le dichiarazioni dell’Ing. Luigi Bosco

Come si ricorderà, nell’estate del 2013 fu demolito il cavalcavia del Tondo Gioeni di Catania. La circostanza è spesso ricordata nelle cronache locali poiché, da allora, si verificano spesso situazioni di traffico intenso e rallentato nella zona, a fronte di una viabilità alternativa che si rivela a tratti insufficiente e che, comunque, non è ancora stata completata (vedi l’apertura del prolungamento di via Roberto Castorina, ormai imminente).

Al riguardo, ecco le recenti dichiarazioni dell’Ing. Luigi Bosco, Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Catania all’epoca dell’abbattimento del cavalcavia. Le sottoponiamo al giudizio dei lettori, riportandole testualmente:

Nella favola del cavalcavia del Tondo Gioeni si narra che Bianco lo abbatté mentre Stancanelli voleva mantenerlo, omettendo il fatto che la  via del consolidamento era considerata impraticabile persino dall’Assessore ai Lavori pubblici del tempo, Arcidiacono, e che i lavori per l’abbattimento erano già stati appaltati dalle precedenti Amministrazioni.
Si può anzi affermare che l’abbattimento, nell’agosto del 2013, da parte di una Giunta insediatasi appena un mese prima e senza più margini per adottare strategie differenti, fu causato proprio dal tempo perduto da Stancanelli. Quest’ultimo, durante la campagna elettorale del 2013, affermando di poter bonificare la struttura, glissò clamorosamente su quattro circostanze che, nel dicembre dell’anno prima, gli erano state riferite con una lettera dal suo assessore:
1.      Il ponte (nel quale, troppo basso, continuavano a incastrarsi Tir, causando ingorghi) metteva a rischio l’incolumità dei cittadini
2.      L’operazione per la messa in sicurezza avrebbe avuto complessivamente un costo elevatissimo che non rientrava tra le disponibilità del Comune
3.      In quel tratto di circonvallazione la sede stradale sarebbe stata abbassata di oltre un metro, con le conseguenze immaginabili in caso di pioggia
4.      I lavori sarebbero durati almeno un anno, bloccando tutto e causando problemi di traffico ben superiori a quelli che, dopo l’abbattimento, tante proteste hanno causato.
Alla fine dello scorso ottobre, durante un convegno dei Lions al quale ero stato invitato come relatore, ho ricordato che durante la prima sindacatura Scapagnini, nell’affrontare i problemi di vulnerabilità sismica di Catania, la Protezione civile aveva individuato i cavalcavia di Ognina e del Tondo Gioeni come elementi pericolosi in caso di terremoto. E ho spiegato, tecnicamente, perché quegli abbattimenti andassero fatti, ricevendo da chi ascoltava unanimi consensi.
L’ho fatto perché ritengo che la politica debba evitare accuratamente speculazioni su taluni temi che devono essere patrimonio comune, e tra questi, oltre alla lotta alla mafia e al contrasto alla corruzione, deve esserci la sicurezza dei cittadini.
Per questo ho molto apprezzato nei contenuti la lettera di Arcidiacono, della quale, come tutti gli altri catanesi, non avevo saputo nulla fino al settembre del 2014, quando, a un anno dall’abbattimento del cavalcavia, fu resa pubblica. Una lettera sofferta da cui risultava evidente come l’unica opzione possibile fosse quell’abbattimento. La verità è dunque che il Sindaco precedente il cavalcavia, avrebbe voluto sistemarlo ma, da un anno e mezzo ormai, sapeva che non avrebbe potuto. Così, quando l’Amministrazione Bianco si insediò, fu costretta a deliberare in tempi brevissimi. E lo fece pensando a quel bene primario che è la sicurezza dei cittadini.
Sul fronte del traffico sul Nodo Gioeni, poi, per renderlo più fluido la Giunta Bianco, della quale ho fatto parte, ha prima aperto il tornaindietro di via Petraro e ha poi avviato i lavori per una soluzione risolutiva: la viabilità alternativa da via Roberto Giuffrida Castorina, destinata a dare gli stessi risultati del sottopasso di via Caronda senza l’impatto disastroso sul traffico che un cantiere in quella zona avrebbe causato. Nel frattempo va ricordato come i Catanesi abbiano avuto metropolitana, tratte ferroviarie cittadine, parcheggi scambiatori e navette.
Per il resto, come ha scritto qualcuno (e so bene per esperienza personale), non è comprando pantaloni più larghi che si risolve il problema dell’obesità. E non è con cavalcavia e strade più larghe che si troverà una soluzione definitiva per quello del traffico.
Qualunque esperto di Mobilità sorriderebbe davanti a chi vuol ricondurre il problema degli ingorghi unicamente al Nodo Gioeni e ricorderebbe come gli intasamenti riguardino tutti i tornaindietro sulla circonvallazione, spiegando che sono frutto di varie cause: chi parcheggia dove non dovrebbe, ambulanti abusivi, chi parla al cellulare e rallenta o provoca microincidenti eccetera.
Vorrei concludere ricordando come una delle maggiori criticità da affrontare sul fronte della Mobilità catanese sia quella di ridurre il flusso di veicoli diretti in città e provenienti dall’area pedemontana. Questo può essere ottenuto soltanto attraverso interventi di natura urbanistica, in una visione metropolitana dell’area, ed efficaci collegamenti di trasporto pubblico locale. E con un trasporto integrato come quello già sperimentato, in piccolo, tra il parcheggio scambiatore di via Santa Sofia e la stazione Milo della Metro.
Ing. Luigi Bosco
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3 Thoughts to “Cavalcavia Tondo Gioeni, le dichiarazioni dell’Ing. Luigi Bosco”

  1. todald

    Condivido totalmente con quanto detto.
    Ing. A. Todaro

  2. giampippo

    In linea di principio le considerazioni dell’Ing. Bosco sono condivisibili tuttavia alcune responsabilità dell’attuale amministrazione sono evidenti. Un esempio per tutti: la bretella di via Roberto Giuffrida Castorina. Opera che di fatto è stata realizzata nella sua parte essenziale ma che non è fruibile a causa della mancanza di alcune opere essenziali quali muri di contenimento, marciapiedi e illuminazione per i quali si è reso necessario un secondo appalto. Secondo appalto che con i consueti tempi biblici della pubblica amministrazione., ritarderà di mesi (nella migliore delle ipotesi) l’apertura di questo importante bypass e naturalmente comporterà un aggravio dei costi a carico dei contribuenti.
    Da semplice cittadino trovo assurdo e contrario a qualsiasi norma di buon senso che in sede di progettazione della bretella si sia omesso di prevedere le suddette opere e solo a cose fatte e su segnalazione dei cittadini stessi, ci si sia resi conto della loro mancanza. Nel settore privato sarebbe stato considerato un modo di procedere scarsamente professionale a voler essere generosi.
    Di questo modo di procedere dilettantesco la politica deve rendere conto.

  3. Un abbattimento , avrebbe dovuto prevedere una valutazione dell’impatto sul traffico , che ne la giunta Bianco ne chi li ha preceduti hanno fatto . Con i risultati evidenti . Si doveva fare qualcosa di eclatante e si è pensato bellamente di inaugurare la legislatura con questo scandaloso lavoro. Il ponte sicuramente era l’ultimo dei problemi in caso di evento sismico , in considerazione della qualità delle costruzioni della città di Catania. Approssimazione senza giustificazioni ingegnere Bosco.

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