“Inciviltà a Catania”: accorgimenti e soluzioni per superare il degrado ed il disordine della città

Quando si vuole accogliere un ospite a casa propria è buon uso ordinare e rendere il più decorso possibile il luogo in cui lo si accoglie. Idee e soluzioni ai problemi che caratterizzano la situazione d’invivibilità della città.


Una città, per accogliere i suoi visitatori ed investitori ha bisogno di presentarsi quanto più decorosa ed ordinata possibile; una buona cura dell’estetica dovrebbe stare alla base di un’economia che vuole affacciarsi al settore ricettivo e turistico.

Quando si vuole accogliere un ospite a casa propria o un cliente nella nostra attività commerciale o ricettiva è buon uso ordinare e rendere il più decorso possibile il luogo in cui lo si accoglie per offrire una buona impressione ancor prima di prestare la nostra ospitalità, i nostri prodotti ed i nostri servizi.

Il visitatore che percorre a piedi le strade di una città da esplorare, ha un punto di osservazione compreso tra i primi di altezza dal suolo. La visione che si presenta agli occhi dell’osservatore è il biglietto da visita che la città offre.


Il disordine e la percezione di inciviltà

La città di Catania accoglie il suo visitatore nel completo degrado e disordine, la sensazione di disordine viene erroneamente percepita come inciviltà; noi cittadini catanesi, non percepiamo più il degrado ed il disordine in cui viviamo, lo riconosciamo solo quando facciamo il confronto con altre realtà.

I catanesi hanno però imparato ad ovviare a questo primo impatto offrendo al visitatore valori come ospitalità, assistenza, capacità, e qualità che in altri luoghi in cui tutto al primo sguardo sembra essere composto e decoroso, non possiedono o non hanno la capacità di offrire senza avere alle spalle un buon lavoro di marketing territoriale eseguito dalle loro amministrazioni.

Questa capacità acquisita dai catanesi, non è più sufficiente a vincere la concorrenza di altre città che vantano un decoroso sistema di accoglienza e valorizzazione del territorio migliore del nostro.

L’aspetto che più si evidenzia agli occhi di chi percorre i marciapiedi della nostra città è il disordine che si percepisce a causa della completa libertà permessa agli automobilisti che occupano abusivamente, senza alcun criterio, marciapiedi e attraversamenti pedonali.

Lo spazio riservato ai pedoni si fonde con quello riservato alle auto. Contribuisce alla percezione di disordine, anche la presenza di doppie file di parcheggio. Tutto questo si traduce in inciviltà dei catanesi agli occhi di chi osserva.

L’inciviltà non è un unicum solo catanese: l’automobilista, di qualsiasi cittadinanza esso sia, parcheggia la propria auto in ogni luogo questa possa arrivare senza incontrare barriere fisiche che gli permettano di fermarsi. Quando però ci si trova in visita in molte città del nord d’Italia ed europee, si ha la sensazione di “ordine” e quindi “civiltà”.

Questo perché, in questi comuni, le amministrazioni adottano alcuni accorgimenti, tra i quali, l’applicazione di vere e proprie barriere fisiche che delimitano in modo ben definito lo spazio riservato ai pedoni da quello riservato agli automobilisti, motivo per cui tutto sembra essere composto. Dove questi accorgimenti non sono applicati, la situazione che si presenta agli occhi dell’osservatore è simile alla nostra.

Ecco alcuni di questi accorgimenti:

In prossimità degli attraversamenti pedonali, fermate bus, passi carrabili ed in ogni luogo in cui il marciapiede necessita di un accesso diretto alla carreggiata.

Il marciapiede si espande verso l’asse longitudinale della strada fino al margine della corsia di marcia. Gli stalli di sosta disposti a margine della carreggiata, in una vista planimetrica, sono come “incassati” tra un allargamento di marciapiede e l’altro. Nelle strade con pendenza, lungo il profilo del vecchio allineamento di marciapiede, sarebbe necessario posizionare le adeguate tubazioni per permettere all’acqua di scorrere senza incontrare ostacoli.

Spesso, lo spazio riservato agli stalli di sosta a margine della carreggiata è pavimentato con masselli autobloccanti; questo genere di pavimentazione oltre a garantire una minima permeabilità del suolo, consente di essere asportata e riposizionata nell’eventualità di lavori sottotraccia, limitandone i costi e restituendo una visione priva di rattoppi precari al termine di questi. Limitare inoltre la presenza di asfalto nella strada, permette di ripristinarlo in futuro con costi e disagi più contenuti.

Per delimitare e proteggere lo spazio riservato ai pedoni dalla sosta abusiva delle auto, vengono disposte delle aiuole in muratura lungo il margine del marciapiede. Per non incorrere a nuove spese di manutenzione, queste aiuole possono essere prive di verde e pavimentate con la stessa finitura del marciapiede, in alcune città sono riempite con sassi di fiume cementati, nella città di Catania si potrebbe riempirle con sassi di pietra lavica fissati da rena rossa o coccio-pesto.

A completamento delle aiuole, vengono utilizzati dissuasori fissi e parapetti in acciaio, il materiale utilizzato è l’acciaio lasciato al naturale che non genera futuri costi di manutenzione e restituisce un gradevole aspetto estetico.

Alcune soluzioni che potrebbero limitare il fenomeno della doppia fila e la sosta su marciapiedi:

La sezione trasversale stradale potrebbe essere riprogettata, prendendo spunto dagli usi e consuetudini che gli automobilisti adottano in assenza di un’adeguata ottimizzazione dello spazio della strada.

Là dove la strada è sufficientemente larga da poter consentire la “doppia fila” affiancata agli stalli di sosta disposti in parallelo sul margine della carreggiata, questi potrebbero essere disposti a “spina”; dove i marciapiedi sono sovradimensionati al punto da poter consentire la sosta della auto sopra di essi, si potrebbe diminuirne la larghezza per creare stalli di sosta regolari sul margine della carreggiata.

Dopo aver ottimizzato al meglio la disposizione degli stalli di sosta, ridotto al minimo necessario la corsia di marcia e i marciapiedi, lo spazio in eccesso potrebbe essere utilizzato per inserire dei percorsi ciclabili collegati in rete fra loro.

La pavimentazione dei percorsi pedonali e la percezione di degrado

Il visitatore di Catania che, come già detto, ha un punto di osservazione compreso tra i primi metri di altezza dal suolo, percorre ed osserva marciapiedi pavimentati con la più completa anarchia, con finiture diverse lungo il suo tragitto che spaziano dalle mattonelle rettangolari grigie o rosse, pietrine in cemento quadrate rigate bianche, rosse o grigie, asfalto, cemento, pietra lavica in mattonelle, pietra lavica in basolato usurato o scalpellato, il tutto senza una regolare continuità e con evidenti segni di usura.

Non è raro osservare l’utilizzo di tutti i materiali di finitura sopra elencati in pochi metri lineari di marciapiede. È un po come avere il pavimento della stessa stanza di casa propria o della propria attività finito con parti di parquet, moquet, marmo e ceramica disposti senza alcun criterio. Noi potremmo anche esserci abituati a questa visione ma un ospite o un cliente potrebbe averne una spiacevole impressione.

All’aspetto estetico si aggiunge il fatto che il cittadino ed il visitatore disabile o non vedente, percorre con difficoltà i marciapiedi a causa delle barriere architettoniche, della mancanza di livellamento e l’usura dei materiali di finitura che impediscono la fruizione del percorso pedonale: questo si traduce in degrado agli occhi di chi osserva.

In molte città, la pavimentazione del marciapiede è priva di barriere architettoniche ed è rivestita con il semplice ed economico tappetino di asfalto che, seppur limitato dal punto di vista estetico, permette una visione lineare, omogenea ed ordinata della superficie percorsa dall’osservatore, il tutto in contrasto cromatico con i cordoli di colore chiaro.

La città di Catania, adotta cordoli in pietra lavica, motivo per cui l’utilizzo di un accostamento cromatico diverso dal colore dell’asfalto, potrebbe valorizzare l’aspetto estetico del marciapiede. Bisognerebbe però fare eccezione per la pavimentazione tipica locale da riservare al centro storico, in cui la pietra lavica in basolato regolarmente scalpellata, dovrebbe continuare a caratterizzare i nostri marciapiedi pur non offrendo contrasti cromatici.

Per non incorrere a faraoniche e costose opere di restyling dei marciapiedi, opere che dovrebbero essere riservate a piazze e slarghi, si potrebbe utilizzare una pavimentazione in masselli autobloccanti (vedi marciapiedi circonvallazione, Cittadella Universitaria, parcheggio della nuova fermata Ognina del passante ferroviario urbano).

Come già detto, questo genere di pavimentazione oltre a restituire una gradevole ed ordinata resa estetica, garantisce una minima permeabilità del suolo e consente di essere asportata e riposizionata nell’eventualità di lavori sottotraccia, limitandone i costi e restituendo una visione priva di rattoppi precari al termine di questi.

Sarebbe inoltre opportuno pianificare i colori della pavimentazione da applicare nelle varie zone della città. Per esempio, si potrebbero utilizzare masselli autobloccanti con finitura antichizzata, colore cotto antico in mix di lievi sfumatura cromatiche che in contrasto con la pietra lavica dei cordoli, potrebbero restituire un aspetto storico ad elegante ai percorsi pedonali insistenti sulle aree non definite centro storico ma antecedenti alla seconda guerra mondiale. Si potrebbero invece utilizzare masselli autobloccanti di colore grigio per il tessuto urbano edificato dal dopoguerra ad oggi.

Si potrebbe inoltre pensare di pavimentare con la stessa finitura del marciapiede la fascia trasversale di carreggiata in prossimità delle strisce pedonali o dell’intero incrocio e dei tratti di strada davanti alle scuole, disegnando la “zebra” dell’attraversamento con l’ausilio della stessa pavimentazione ma di colore diverso; si potrebbe anche pensare di rialzare la quota di questi tratti di carreggiata.

Prima di procedere alla cura estetica sarebbe opportuno adottare alcuni accorgimenti sostanziali:

  • Livellare la superficie del marciapiede e sostituire il cordolo con adeguate rampe di accesso in prossimità di attraversamenti pedonali, parcheggi per disabili, passi carrabili;
  • Applicare gli adeguati percorsi per non vedenti;
  • Installare dei pozzetti pluviali e disporre le adeguate tubazioni sottotraccia per deviare l’acqua piovana fuori dal marciapiede, in attesa di un sistema di raccolta acque bianche adeguato.
  • Predisporre le tubazioni sottotraccia con adeguati pozzetti, per poter consentire in futuro di liberare le nostre facciate dai cavi di utenze che le deturpano.

Le soluzioni ai problemi che caratterizzano invivibilità della nostra città sono già state adottate da altre amministrazioni in altri luoghi. Basterebbe individuare ed osservare queste soluzioni, chiedere un confronto con chi le ha impiegate, per poterle poi applicare, personalizzare e adattare alle esigenze della nostra città”.

Condividi

Post correlati

Lascia un commento